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Bolentino d’altura: la Cernia di Fondale
Scritto da Administrator   
Friday 11 May 2007
  • LA NOTTE DELLE CERNIE

Bolentino d’altura: la Cernia di Fondale

Tentare la cattura importante, quella del pesce che rappresenta il sogno di tutti gli appassionati del bolentino d’altura: la Cernia di Fondale

La disputa su quale sia il miglior orario per insidiare i pesci della secca profonda è destinata a durare nel tempo, e a risolversi probabilmente senza vincitori ne vinti. Ciascuno ha le sue ragioni, ma ogni volta che ci si convince di una verità assoluta si può star quasi certi  che l’uscita successiva si incaricherà di smentirla clamorosamente.

Va detto che l’alba in particolare, ed il tramonto immediatamente a seguire , sono le occasioni migliori. Ma sono anche i momenti che con maggiore probabilità si perdono, visto che spesso si parte al mattino per rientrare la sera.

Considerando le notevoli distanze da percorrere, si finisce col pescare nelle ore centrali della giornata. Come al solito ,bisogna fare di necessità virtù e adattarsi al meglio. Identicamente bisogna adattarsi al meglio quando ci si trova a pescare nelle ore del buio, durante le quali per una serie di motivi l’attenzione nei confronti dell’attività alieutica è minore.

Si finisce allora col lasciare le lenze abbandonate, limitandoci ad inserire il cicalino incaricandolo di avvertirci ad ogni anomalia. E’ se per pura fortuna il cicalino impone lo stridulo suono che sovrasta ogni rumore, ecco allora che si ricrea la solita atmosfera, ma con un diffuso e giustificato senso di colpevolezza che fa esclamare che sotto ci sia un grosso grongo. E’ inutile ci si aspetta sempre qualcosa di meglio, di più pregiato, di più gradevole, anche di più facile gestione. Si perché anche un bestione di una decina di chili lungo e viscido nessuno lo vuole nel pozzetto.

No è però detto che la notte, laggiù ci siano soltanto gronghi, infatti se il posto è buono ci possono essere anche le cernie, le prede più desiderate.

Ci vuole innanzi tutto tanta perseveranza. Si comincia cercando la zona migliore, bisogna andare sulla roccia , profondi, in prossimità delle pareti, quindi ai margini della secca dove il fondale si innalza bruscamente.

Sulla carta nautica le batimetriche devono essere vicine, e poi sul posto l’ecoscandaglio ci deve dare le doppie conferme: roccia e ripido. E’ qui che si deve provare, durante tutta la giornata anche se la notte rimane la più propizia. Non illudiamoci però che lei stia li sotto ad aspettare la nostra esca schivando il piombo che le possa finire in testa.

Troppa fortuna, non è una situazione credibile. Bisogna creare una situazione di forte attrattiva, una scia odorosa che grazie alla corrente si espanda il più possibile, e che invogli il predatore ad andare alla ricerca di cibo. E’ opinione comune che la cernia sia sedentaria, e perciò l’azione di richiamo possa considerarsi valida in uno spazio di limitato.

Questa idea però contrasta  con esperienze che insegnano come la cernia giunga sulle lenze dopo un periodo relativamente lungo, necessario, almeno cosi sembrerebbe, a percorrere un buon tratto di mare.

La Cernia ha una bocca enorme, è tozza ma agile, ha una grande coda, adatta a scatti fulminei, ma soprattutto delle fauci capace di inghiottire ogni cosa, ha una potenza muscolare che riesce a metter in crisi qualsiasi attrezzatura, specie se si dà alò pesca la possibilità di rintanarsi, sfruttando ogni appiglio.

Allo stato giovanile ha l’abitudine di risalire fino in superficie, dove cerca riparo sotto qualsiasi cosa galleggi. In questa occasione diventa una facile preda, anche se il pescatore coscienzioso dovrebbe sempre riflettere sulla inutilità di una simile taglia, in considerazione della mole che andrà a raggiungere .


Il nome latino Polyprion americanum potrebbe far pensare ad una origine oltre oceano: niente di più falso, visto che la cernia in america è molto rara.

L’attrezzatura deve essere molto robusta, filo in bobina da 130 libbre tracciato, terminale da un millimetro, con tre braccioli da 0.70-0.80 , amo molto grande e robusto visto l’apparato boccale della preda in questione, ed infine come esca la sarda, dove la cernia è ghiotta, ma non disdegna neanche i totani.
 
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